Alzi la mano chi non conosce Paperon de
Paperoni. Adesso alzi la mano chi non conosce la "numero uno"
o il fatto che il papero più ricco del mondo abbia dato il via al
suo impero economico come cercatore d'oro nel selvaggio Klondike.
Ok ok, immagino che più o meno tutti abbiano una mezza idea di
quanto accennato finora... ma quanti sanno il nome del creatore
dell'avaraccio più conosciuto del mondo del fumetto? E quanti sanno
che il signore in questione può essere considerato a buon diritto
uno dei più importanti narratori per immagini del XX° secolo?
Forse il nome di Carl Barks non
dice molto fuori dal circolo degli appassionati. Eppure è stato un
autore capace nel secolo scorso di creare un immaginario condiviso.
Basterebbe pensare al fatto che il regista Steven Spielberg,
nel suo film I predatori dell'arca perduta si sarebbe (per sua
stessa ammissione) ispirato a diverse scene presenti nella storia di
Barks Zio Paperone e le sette città di Cibola... ma
procediamo con ordine.
Carl Barks, "the good duck
artist" (il buon artista dei paperi) nacque in Oregon nel 1901 e
passò attraverso tre matrimoni, molti lavori (fra i quali allevatore
di polli) e varie collaborazioni con riviste in qualità di
disegnatore. Nel 1935 iniziò a lavorare per la Disney prima come
animatore, poi come sceneggiatore, visto il suo talento per la
creazione di gag esilaranti,. Da allora in poi nell'immaginario
comune, la sua figura è stata associata a quella dell'universo
Disney e in particolare al mondo dei paperi. Durante il corso della
sua lunga vita (si è spento nell'agosto del 2000) ha continuato a
lavorare a storie fino al 1968, diverse delle quali entrate a diritto
fra i classici del fumetto, per poi dedicarsi ad illustrazioni e
quadri ad olio, molti dei quali di soggetto "paperesco". I
suoi lavori sono stati commentati in saggi e hanno affascinato
diversi studiosi e scrittori (l'introduzione alla raccolta italiana
Vita e dollari di Paperon de Paperoni , 1968, è di
Dino
Buzzati), ispirando nel corso degli anni molti artisti di
generazioni successive, quali
Giorgio Cavezzano,
Daniel
Barca,
Vicar e, soprattutto,
Don Rosa. Ma cosa
rende speciale questo rappresentante della nona arte? Principalmente
tre cose: l'essere stato un grande narratore, aver descritto nelle
sue storie diversi aspetti di una società che cambia e l'essere
stato capace di creare un immaginario condiviso.
Nelle storie scritte e disegnate da
Barks, che si viaggi verso le cime dell'Himalaya alla ricerca
della corona di Gengis Khan (Zio paperone e la corona di Gengis
Khan), ci si incammini verso Tralla-la, città dove non esistono
avidità o denaro (Zio Paperone e la dollarallergia) o ci si
ritorvi a solcare paludi alla ricerca della fonte dell'eterna
giovinezza (Zio Paperone e la fonte dell'eterna giovinezza),
si respira una voglia di avventura, uno spirito dell'esotico che
fanno pensare a classici come Verne o Salgari. Il tutto però
condotto con una grande leggerezza, un ritmo che non viene mai meno,
una regia emozionante e, per fnire, una comicità continua e
azzeccatissima. Accanto a questa vena fantastico-avventurosa, le sue
storie sono riuscite a rappresentare un certo spirito della sua
epoca, ora con ironia, leggerezza e umorismo, ora con partecipazione
anche commossa. A questo scopo, Barks ha approfondito idee e
personaggi già esistenti nell'universo Disney, creandone al contempo
di nuovi e definendo maggiormente lo spazio che li circonda. Ha
inventato la città di Paperopoli (Duckburg) nella quale vengono
calate le vicende dei protagonisti e ha creato tutta una serie
pittoresca di comprimari. Archimede Pitagorico, la Banda Bassotti,
Amelia la fattucchiera, Cuoridipietra Famedoro e tanti altri sono
figli della sua penna. Nelle sue avventure si riconoscono tanti
tratti dell'America dei tempi che l'autore si è trovato a vivere: la
difficoltà di far conciliare la vita tradizionale e rurale con
quella moderna (I tre paperini e nonna papera), la mania per
l'apparenza fisica (Paperino estetista), il difficile rapporto
dell'uomo contemporaneo con la natura (Le giovani marmotte e la
foresta in pericolo) la mania per la tecnologia. In altre storie
invece risalta il tono commosso, nel quale si fa strada la
consapevolezza della miseria, come nella descrizione del Sobborgo
Agonia, una delle zone più povere di Paperopoli (Paperino e il
ventino fatale) o la riflessione sulla triste sorte di quelli che
nella corsa all'oro non fecero fortuna (Zio Paperone e la Stella
del polo). Soprattutto, Carl Barks è riuscito ad
incarnare il mito del self made man nel suo personaggio più
celebre: Uncle Scrooge McDuck, meglio noto in Italia come Paperon de
Paperoni. Ideato inizialmente per essere solo un comprimario nella
storia Paperino e il natale sul monte orso, graudalmente
Paperone ha acquisito sempre maggiore spazio ed autonomia.
Immigrato da giovanissimo, ha fatto
fortuna contando esclusivamente sulle proprie forze e lavorando sodo.
Iperattivo, taccagno, perennemente alla ricerca di qualcosa e quindi
perennemente inappagato, eppure orgoglioso, pieno di un'inesauribile
energia e di una sconfinata curiosità (per quanto il suo motore sia
quasi sempre il desiderio pratico di guadagnare), capace di
apprezzare la dignità e non privo di una certa grandezza morale, di
un certo spirito epico.
Nella
maggior parte delle sue storie, Barks
sembra ricalcare un orizzonte morale tipico di un certo periodo e
pervaso da un incrollabile ottimismo. Il singolo individuo può fare
la differenza e, se le sue intenzioni sono buone ed è disposto ad
adoperarsi lavorando sodo per raggiungere i suoi scopi, la sua
vittoria apparirà quasi inevitabile. La morale espressa non è
astratta, ma pratica: adoperati per gli altri, sii attivo e vigile,
apprezza le cose semplici della vita, come un sorso d'acqua (Paperino
e la clessidra magica),
sii felice di quello che fai e fai quello che ti rende felice (Zio
paperone e le radici della longevità).
Disegno di Don Rosa
Infine,
Carl
Barks
è riuscito a creare un mondo immaginario che bene o male tutti
conosciamo a grandi linee. Nell'immensa costellazione di personaggi
del mondo dei paperi, ogni sceneggiatore ha voluto metterci del suo.
Sono fiorite tutta una serie di figure, sono state intrecciate
complicatissime linee genealogiche, cumuli di parenti su parenti
(principalmente zii, cugini, nipoti, quasi mai genitori e figli)
spesso destinati a scomparire dopo aver esaurito la loro funzione in
un'unica storia.
In
questa babele, i personaggi sono fra quelli rimasti maggiormente e
maggiormente condivisi da paese a paese così come le sue invenzioni
e le sue caratterizzazioni sono quelle rimaste maggiormente nel tempo
(suoi sono il celebre deposito di Paperone e la sua abitudine di fare
il bagno nelle monete, sue sono le giovani marmotte). Citazioni dalle sue storie sono ravvisabili in diversi film e fumetti di altri autore. Basta ricordare di nuovo I predatori dell'arca perduta di Spielberg e l'omaggio costituito dal numero 102 del fumetto The Simpson intitolata Uncle Burn$ ( in Italia Zio Burn$on, I Simpson, n°98, Panini Comics aprile 2007). Le storie di
Carl
Barks
sono dei piccoli gioielli di fantasia, con dei disegni bellissimi e
un umorismo spassoso e intelligente, ecco perché vorrei che tutti,
almeno una volta nella vita, leggessero i piccoli capolavori di
questo straordinario narratore.
Accanato alle opere di Barks,
raccomando assolutamente la bellissima saga sulla vita di Paperon de
Paperoni scritta e disegnata dal fumettista Don Rosa.
Buona lettura!!!!
Jacopo
DA LEGGERE!
Vita e dollari di Paperon de
Paperoni, Oscar Mondadori, 1968
La grande dinastia dei paperi,
(storie di Barks e altri autori), Rizzolli, 2008
Zio
Paperone - Progetto D.U.C.K.,
Don
Rosa, Tutto Disney n°9, 1994
Zio
Paperone & Co. - La dinastia dei paperi
, Don Rosa, Repubblica, I classici del fumetto serie
oro, 2004